House of Cards è senza dubbio una delle serie più importanti degli ultimi anni. Prima ancora di parlare della qualità degli episodi, del cast o dello staff registico, è importante perché si tratta della prima vera serie televisiva prodotta per una fruizione online. Netflix, infatti, ha soffiato la produzione a colossi del calibro di AMC e HBO, dimostrando che internet ha davvero le potenzialità per soppiantare i network tradizionali fin da adesso.
In effetti la serie non ha niente da invidiare a un classico prodotto HBO: l'attore protagonista è Kevin Spacey, che con Frank Underwood torna ad un ruolo davvero importante e riuscito dopo anni di parti trascurabili. Con lui Robin Wright nel ruolo della moglie Claire, Kate Mara è la giornalista senza troppi scrupoli Zoe Barnes, Corey Stoll e Peter Russo, politico in rampa di lancio frenato da scandali e da problemi di alcool e droga. Il cast tecnico non è da meno, basti pensare che alcuni episodi sono diretti da David Fincher, anche produttore. Visivamente, insomma, una serie coi controcoglioni. E anche la storia è dannatamente seria.
Frank Underwood è un politico di lungo corso, serio e navigato, che ha appoggiato il nuovo presidente Walker nella corsa alla Casa Bianca. Ma quando questi viene meno alla promessa fattagli di affidargli il ruolo di Segretario di Stato Frank inizia una lenta e studiata vendetta. E si dimostrerà davvero pronto a tutto per portarla a termine.
House of Cards inizia come un dramma politico shakespeariano. Frank Underwook è Riccardo III, un moderno Machiavelli capace di essere sempre (o quasi) un passo davanti a tutti. Zoe, la bella giornalista, è solo la prima pedina usata nella sua strada verso il potere. Anche la moglie Claire è personaggio piuttosto sociopatico, apparentemente più umana del marito (tralaltro dirige una ONG) ma alla prova dei fatti persino più disumanizzata, nonostante (o forse a causa di) un passato personale non sempre lineare e una maggior propensione alle passioni. House of Cards è soprattutto la storia di questa coppia apparentemente piuttosto fredda, ma capace di fare fronte comune e di non fermarsi a nulla pur di arrivare allo scopo.
...e quando dico a nulla dico davvero a nulla. Il finale della serie e l'inizio della seconda stagione (quasi spoiler!) ci mostrano un Frank Underwood che lentamente si sposta sempre di più nel ruolo di "cattivo" verso il quale è impossibile provare l'attrazione pur non troppo giustificabile che richiamava nei primi episodi. La serie resta comunque di qualità eccelsa, ma questo passaggio estremo mi ha fatto togliere una mezza stellina al voto finale. Vedremo con la seconda stagione, che comunque sto rapidissimamente divorando!|
Voto: ****
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