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domenica 25 ottobre 2015

Venti anni fa #17: Mellon Collie and the Infinite Sadness



The World is a vampire..


Nel 1995 avevo sedici anni e come ogni vero sedicenne ero incazzato. Il boom del grunge era appena finito, l'heavy metal si stava imputtanendo ogni giorno di più, il punk si era ingentilito con robuste dosi di pop e milioni di ragazzi come me stavano aspettando un manifesto, qualcosa che sapesse parlare ad una generazione nel suo complesso, che sapesse lanciare il messaggio che ognuno di noi stava aspettando

...this message is for anyone who dares to hear a fool...


C'erano stati dei dischi che avevano parlato alla mia generazione, in Italia e nel mondo. Ci eravamo innamorati di Natalie Imbruglia e Alanis Morrissette (per le ragazzine c'era Destinazione Paradiso di Grignani), in Italia si urlavano Iodio dei Bluvertigo e 2020 dei Timoria, il cofanetto "Singles" dei Nirvana mi faceva capire quale grandissima band avessimo appena perduto mentre il primo Foo Fighters ci dava qualche speranza per il futuro... ma mancava ancora qualcuno che riuscisse a capirci davvero, a esprimere ciò che avevamo dentro e che lottava per uscire, la rabbia, le speranze, l'angoscia, l'amore, le contraddizioni...

...we're nowhere, we're nowhere, we're nowhere to be...


Billy Corgan parlava con la nostra voce. Avevo sentito qualcosa di Siamese Dream, un bell'album rock, ma con Mellon Collie and the Infinite Sadness Billy voleva fare qualcosa di diverso, non semplicemente un album, ma il The Wall della nostra generazione. Voleva dire tutto, lasciando da parte ogni logica commerciale (in origine erano CINQUANTASEI i pezzi composti, e ne è comunque uscito un enorme doppio disco di 28) o compositiva, e persino organizzativa. Voleva farci sognare e farci sfogare, donarci illusioni e descrivere una realtà senza speranze.

...god is empty just like me...


1979 è il mio anno di nascita, e quella canzone sembrava proprio rivolta direttamente a me. La sentivo mia, davvero... come ogni altro ragazzo nato nel 1979, immagino. Billy raccontava la mia vita meglio di come provavo a raccontarla io in tutto quello che scrivevo. Sembrava conoscere ognuna delle mie paure...

I fear that I'm ordinary, just like everyone...


Comprai Mellon Collie circa un mese dopo la sua uscita, era il Novembre del 1995. MTV e Videomusic trasmettevano in continuazione il video di Bullet with Butterfly Wings, il video perfetto per accalappiare i rocchettari come me. Poi a farti innamorare ci pensavano i momenti più malinconici dell'album. A risentirla con l'orecchio di oggi era un pezzo furbo, non perfetto. Billy non è mai stato un grandissimo chitarrista (si lo so, c'era anche James Iha. Ma chissenefrega di James Iha, gli Smashing Pumpkins erano Billy Corgan) e men che meno un grande cantante. Ma era l'alchimia dell'insieme a rendere il tutto perfetto, e anche l'imperfezione contribuiva alla fruizione del disco. Bullet with Butterfly Wings, Tonight Tonight, Zero, Thirty Three, X.Y.U, Muzzle... si potevano cantare a squarciagola stonando come pazzi dopo aver chiuso la porta della cameretta, e andava bene così. Per la mia generazione Mellon Collie è stato un vero e proprio rito catartico...

...believe in me as i believe in you, tonight.


Mellon Collie non è un perfetto rappresentante della musica degli anni 90: a pezzi grunge si alternano ballate quasi dreampop, momenti metal ed una atmosfera generale vicina ai classici del prog rock barocco. E' un album perfino troppo vario, ed infatti è difficile persino pensare a qualche band influenzata fino in fondo dagli Smashing Pumpkins. Troppo personali, troppo caratteristici per essere davvero copiati da qualcuno. Ma è il disco più significativo per chi gli anni 90 li ha vissuti, e soprattutto per chi in quel periodo era un adolescente. Ed ogni volta che lo riascolto (e lo riascolto spesso) mi sento di nuovo nel 1995...

Voto: *****

domenica 18 ottobre 2015

Venti anni fa #16: Casinò

Se c'è un film di cui faccio fatica a parlare questo è sicuramente...

CASINO'


Perché? Perché è stato il mio film preferito, e probabilmente se tornassi a guardarlo lo sarebbe ancora. Martin Scorsese ha diretto capolavori per gran parte della sua carriera, ma questo è stato per me il film de risveglio, della consapevolezza del fare cinema e del fruire di cinema, e non riuscirei (non riesco) ad essere obiettivo.

Innanzitutto è il miglior film per apprezzare veramente Sharon Stone come attrice. Dimenticatevi Basic Instinct e la famosa accavallata di gambe, qui Sharon non è solo un corpo meraviglioso, in Casinò esce davvero il suo lato oscuro, la sua interpretazione (che le è valsa un Golden Globe ed una nomination all'Oscar) la fa spiccare in un cast che è a dir poco sontuoso: Robert de Niro quando ancora il suo nome era sinonimo di grande cinema, Joe Pesci, James Woods, oltre ad una serie di caratteristi ed attori solitamente impegnati in pellicole comedy ma che qui riescono veramente ad apparire credibili come mai fino allora. E c'è anche la mamma di Scorsese, sempre genuina :)

Nel 1995 ero ancora troppo piccolo per avere imparato ad apprezzare davvero film come Il Padrino. Avevo già adorato Quei Bravi Ragazzi (in vhs), ma Casinò divenne per me il punto di riferimento per quanto riguarda i film di mafia. Las Vegas, Sharon Stone, la regia di Scorsese, personaggi "larger than life"... era impossibile non innamorarsene. Ancora oggi credo che si tratti di una pellicola sottovalutata, è moderno, girato benissimo, violento, intrigante... un film da guardare per qualsiasi appassionato di cinema!

Voto: *****

domenica 4 ottobre 2015

Venti anni fa #16: Se7en

Il 1995 fu l'anno in cui Kevin Spacey divenne improvvisamente il miglior cattivo della storia del cinema, grazie a I Soliti Sospetti e...

SEVEN


Oggi tutti gli appassionati di cinema conoscono David Fincher, uno dei candidati più forti al titolo di miglior regista vivente, ma nel 1995 Fincher era "solo" quello di Alien 3, pellicola con il senno di poi molto buona, ma troppo diversa dai precedenti capitoli della saga per piacere davvero ai fan. Ma chissenefrega dei fan, quello che Fincher aveva in mente era un cinema diverso da tutto quello che c'era stato fino a quel momento. Seven (o Se7en) era già nel 1995 il perfetto prototipo di thriller del 2000, per la rappresentazione tra l'iperrealistico ed il grottesco della violenza, per la tensione tra i protagonisti, per la fotografia oscura ed immersiva, per la struttura a capitoli della storia che accompagna lo spettatore in un viaggio indimenticabile ancora, figuriamoci all'epoca.

La storia del serial killer che segue i peccati capitali per i suoi delitti, tratta da un romanzo di Andrew Kevin Walker, ci porta in un mondo di violenza indicibile e ci avvolge in un turbine di rapporti umani inedito, fino all'indimenticabile e sorprendente finale. La cosa bella di Se7en è che è allo stesso tempo un film di attori e un film indissolubilmente legato al proprio regista. E' impossibile immaginarlo interpretato da altri che non siano Brad Pitt (nel ruolo della vita), Morgan Freeman (perfetto) e Kevin Spacey (spaventoso in tutti i sensi), ed è altrettanto impossibile immaginarlo diretto da un qualsiasi altro regista. E' uno di quei rarissimi casi di film forse non perfetto in assoluto (qualche lungaggine che avrebbe potuto essere evitata, qualche momento che sconfina nell'eccessivamente grottesco) ma perfetto per il momento e la situazione in cui è uscito. Se7en ha segnato un'epoca.

Voto: **** 1/2

domenica 27 settembre 2015

Venti anni fa fa #15: At The Gates - Slaughter of the Soul

Poche cose al mondo mi hanno rotto il cazzo come il death metal melodico scandinavo, però che ci possiamo fare, le basi sono le basi... quindi...

AT THE GATES - SLAUGHTER OF THE SOUL


Pochi album nella storia dell'heavy metal moderno sono stati fonte di ispirazione per centinaia di altre band come Slaughter of the Soul. Gli At the Gates avevano cominciato, nel 1990, suonando un death metal tutto sommato canonico, anche se con soluzioni originali negli arrangiamenti, poi piano piano il loro suono si era ammorbidito, rimanendo comunque potente ma cercando soluzioni più melodiche e ragionate. La chitarra di Anders Björler, in particolare, aveva un suono inconfondibile. Insieme a In Flames e Dark Tranquillity gli At The Gates stavano creando qualcosa di nuovo. Slaughter of the Soul fu l'ultimo disco della band prima del (temporaneo) scioglimento, ma fu anche la miccia che fece esplodere l'intero movimento.

Molti sono propensi a definire il vero caposaldo dello swedish sound il contemporaneo The Gallery dei Dark Tranquillity, ma a me SotS è sempre piaciuto di più. Più cattivo, più diretto, suoni più potenti... Ricordo qualche anno dopo quando scoprii su Sgrang il video di Blinded by Fear... ne rimasi fulminato! Vediamo se fa ancora lo stesso effetto dopo venti anni...


Direi di si, voi che ne dite? :)

Voto: ****


domenica 13 settembre 2015

Venti anni fa #14: Neil Young - Mirror Ball

Quando avevo sedici anni il vero boom del grunge era appena finito. Due anni prima era morto Kurt Cobain, il 1995 fu un anno di rimbalzo, in cui tutti ascoltavano grunge ma uscirono pochi dischi davvero significativi... mi viene in mente Alice in Chains e poco altro. Il 1996 portò qualche zampata finale, ma anche la dimostrazione che il grunge era finito. I principali gruppi si sciolsero o cambiarono lentamente la propria proposta musicale, il post-grunge dette vita a tanta spazzatura, il brit-pop cominciò a sostituirlo nel mainstream musicale e qualcuno sembrò voler dire che in fondo nessuno aveva inventato niente di nuovo...

NEIL YOUNG - MIRROR BALL


Nel 1995 Neil Young aveva cinquanta anni, ma evidentemente la voglia di fare rock non gli era ancora passata, anzi. Sentiva il grunge come musica sua, e con il senno di poi aveva ragione. Aveva provato più volte a contattare Kurt Cobain prima della sua morte, ma il sogno di una collaborazione non riuscì mai a realizzarsi. Si realizzò invece la collaborazione con il gruppo che a Neil Young doveva più di ogni altro nel genere, i Pearl Jam.

Mirror Ball fu scritto quasi completamente da Young e suonato dalla band di Eddie Vedder, che partecipò in alcuni cori e co-scrisse (e cantò) Peace and Love. Il disco fu registrato in soli quattro giorni e si sente, il suono è grezzo, classico rock, l'impatto live della musica è evidente. Neil Young veniva da una serie di dischi piuttosto pesanti, ma questo fu il più moderno della propria discografia. Si sentono echi di Rolling Stones (Downtown), ovviamente Pearl Jam (I Am the Ocean) ma soprattutto del Neil Young degli anni 70... attualizzato. Il disco mi ricorda molto Rust Never Sleeps, il mio preferito tra quelli del rocker canadese, e anche se non arriva alle vette di quel capolavoro è altrettanto significativo dell'epoca. Se siete fan del rock classico e volete capire qualcosa di più sulle influenze del grunge non potete perdervelo!


Voto: ****

domenica 30 agosto 2015

Venti anni fa #13: la fine di Calvin & Hobbes

Dieci anni di pubblicazioni, 3150 strisce, tantissimi premi, onori, articoli di giornale, pubblicazioni in tutto il mondo, diciassette volumi di enorme successo, assolutamente nessun tipo di merchandising autorizzato nonostante l'infinita richiesta. Si concludeva venti anni fa...


CALVIN & HOBBES
Calvin & Hobbes non esce più da venti anni. L'ultima striscia, famosissima, e quella che ho riportato qui sopra. "E' un mondo magico Hobbes, vecchio amico... andiamo ad esplorarlo!", un invito all'avventura, quello che in fondo Calvin & Hobbes è sempre stato. Un bambino, una tigre di pezza, qualche comprimario e tanta, tanta fantasia. E' un fumetto magico Calvin & Hobbes, probabilmente insieme ai Peanuts la striscia più importante della storia. Se non lo conoscete già andate ad esplorarlo, vi prometto che non ve ne pentirete.

domenica 23 agosto 2015

Venti anni fa #12: In.Si.Dia. - Guarda Dentro Te

Venti anni fa era il 1995, ed io avevo 16 anni. E nonostante gli anni 90 siano stati un decennio di crisi e contraddizioni usciva anche tanta roba bella. Ad esempio...

IN.SI.DIA. - GUARDA DENTRO TE


La storia del metal, del rock, della musica è fatta anche di occasioni mancate, di potenzialità inespresse, tempi sbagliati, di "e se..."

Gli anni 90 sono stati per me quelli del rock italiano: Negrita, Afterhours, Estra, Ritmo Tribale, Timoria... proprio Omar Pedrini dei Timoria, forse il gruppo "più metal" tra quelli in auge al tempo, sponsorizzò i suoi compaesani In.Si.Dia, producendo sia il loro primo album Istinto e Rabbia che questo Guarda Dentro Te ed aiutandoli a trovare un contratto con la Polygram. Erano belli incazzati gli In.Si.Dia, guardavano oltreoceano al thrash metal di gruppi come Metallica, Exodus, Testament, ma scelsero la via del cantato in italiano, che se da una parte portò loro notevoli attenzioni nel nostro paese dall'altra precluse qualsiasi possibilità di successo all'estero. Forse preferisco il loro primo album, ma anche Guarda Dentro Te (che forse risente un minimo dell'avvento dei Pantera) è una cannonata, musicisti in gran forma, testi splendidi e non facili, un disco che ha il solo difett(ucci)o della scarsa varietà, ma è difficile chiederla ad un gruppo genuinamente thrash METAL.

Due anni dopo la label provò a cercare di ammorbidire il loro suono e a commercializzarli un po', e questo portò inevitabilmente a fratture interne ed allo scioglimento. I loro dischi sono stati per anni fuori catalogo e molti li hanno dimenticati, fino ad una recente reunion che però non ha portato novità discografiche. Chissà, in mani più furbe oggi gli In.Si.Dia. potrebbero essere delle piccole stelle del rock/metal, il talento non gli mancava... e se non li avete mai ascoltati, siete ancora in tempo!


Voto: *** 1/2

domenica 19 luglio 2015

Venti anni fa #11: L'Esercito delle 12 Scimmie

Venti anni fa era il 1995, ed io avevo 16 anni. E nonostante gli anni 90 siano stati un decennio di crisi e contraddizioni usciva anche tanta roba bella. Ad esempio...

L'ESERCITO DELLE 12 SCIMMIE


La mia venerazione per i Monty Python è cominciata qualche anno dopo, con gli episodi del Flying Circus trasmessi dal mitico Canal Jimmy, ma già nel 1995 ero in grado di rendermi conto di una cosa: lo stile di Terry Gilliam era bizzarro ed inconfondibile, e non potevo che adorarlo. Soprattutto se si metteva al servizio di una storia post-apocalittica avente come protagonista il mio mito di allora (e un po' anche di oggi, dai) Bruce Willis.


Se avete più o meno la mia stessa età ricorderete la storia, o se siete più giovani avrete forse visto la recente serie tv. Siamo nel 2035 e Bruce Willis interpreta un detenuto che viene costretto a viaggiare nel tempo per indagare sulle cause della diffusione di un virus che ha ucciso il 99% dell'umanità e che ha costretto i pochi superstiti a vivere nel sottosuolo. Tutti gli indizi sembrano indicare un misterioso gruppo terrorista ecologista, l'Esercito delle 12 Scimmie...


Più che la storia (ispirata ad un vecchio cortometraggio francese) a colpire la mia immaginazione di sedicenne erano però le luci, i colori, l'uso ipnotico delle inquadrature, lo stile avvolgente di Gilliam. La scena dell'interrogatorio del protagonista mi rimase impressa nella mente come poche fino allora. Il cinema era magia! Recuperai anche la videocassetta di Brazil dove ritrovai la stessa follia ed immaginazione... persino troppa, forse. Brazil era ancora troppo "oltre" per me... L'Esercito delle 12 Scimmie, invece, era perfetto, e divenne uno dei miei film preferiti. Tragico, cupo ma mai noioso, Bruce Willis non era mai stato così bravo e forse non lo è mai stato neppure in seguito, e Brad Pitt (ancora non così famoso) si confermò un grande attore sulla rampa di lancio. Anche dopo 20 anni non ha perso un briciolo della sua freschezza ed intelligenza.

Voto: ****

domenica 12 luglio 2015

Venti anni fa #10: Saint Vitus - Die Healing

Venti anni fa era il 1995, ed io avevo 16 anni. E nonostante gli anni 90 siano stati un decennio di crisi e contraddizioni usciva anche tanta roba bella. Ad esempio...

SAINT VITUS - DIE HEALING


Ai (bei) tempi ad Arezzo c'era il Sing Sing, che era un posto dove si noleggiavano cd musicali circolo culturale che permetteva di condividere (anche a domicilio) l'ascolto dei dischi dell'associazione. Ai (bei) tempi cominciavo ad ascoltare seriamente heavy metal ed ero sempre alla ricerca di nuovi dischi diversi. Quando mi capitarono sotto mano questi Saint Vitus mi informai su chi fossero, e il tizio al bancone mi spiegò che erano "tipo Black Sabbath". In effetti c'erano le croci del cimitero, i titoli delle canzoni altrettanto funerari, loro erano capelloni, vestiti di nero... Vai, presi!

Andai a casa e misi il disco sul lettore. E saltò fuori questo.


Ai (bei) tempi ero forse troppo bimbominkia per apprezzare fino in fondo una cosa del genere, però i Saint Vitus mi colpirono. Soprattutto per i lamenti di Scott Reagers, tremendamente evocativi. Iniziai ad adorare quei riffoni potenti e lentissimi, ancor più di quelli dei miei adorati Black Sabbath. Per me da allora i Saint Vitus sono IL doom metal, la pietra di paragone del genere. E Die Healing rimane il mio loro disco preferito, sebbene i loro lavori più apprezzati siano solitamente quelli con Wino Weinrich alla voce, come Mournful Cries o soprattutto Born too Late. Ed ancora oggi lo riascolto con grande piacere, magari alternato a un singolo di Katy Perry, giusto per non deprimermi troppo :D

Voto: **** 1/2

domenica 5 luglio 2015

Venti anni fa #09: Casinò

Venti anni fa era il 1995, ed io avevo 16 anni. E nonostante gli anni 90 siano stati un decennio di crisi e contraddizioni usciva anche tanta roba bella. Ad esempio...

HEAT - LA SFIDA


Ricordo esattamente il giorno in cui andai al cinema a vedere Heat - La Sfida. Era un sabato pomeriggio nel mese di febbraio del 1996 (lo so... ma negli USA il film è uscito nel 1995!), se non sbaglio all'ormai defunto Politeama, non avevo ancora compiuto 17 anni e quello fu il momento in cui mi innamorai perdutamente del cinema. Sembrava un sogno poter vedere insieme Robert de Niro ed Al Pacino, due attori che fino a quel momento non avevano mai recitato insieme e che tralaltro in Italia condividevano la voce del grande Ferruccio Amendola. Fu Pacino a dover cedere la sua voce "principale", e venne doppiato dall'altrettanto grande Giancarlo Giannini. Michael Mann costruì tutto il film (tre ore che passano in un lampo!) sull'attesa dell'incontro-scontro tra i due, che poi a dire il vero sul set non lavorarono neppure insieme. Ma il risultato fu epico. Chi ha vinto, il poliziotto Pacino o il rapinatore De Niro? Difficile dirlo (per quanto riguarda la performance! Per quanto riguarda la trama... non ve lo dico!). Sicuramente ha vinto il cinema. Heat è un susseguirsi di inseguimenti, tradimenti, sorprese, omicidi, affari, scene che rimarranno nella storia della settima arte.

E sarebbe tralaltro ingiusto citare solo Pacino, De Niro e il regista Michael Mann tra gli artefici di questo successo (di critica e di pubblico). Il cast vede infatti coinvolto altri grandissimi nomi come Jon Voight, Val Kilmer (mai così bravo), Tom Sizemore, Ashley Judd, la giovanissima Natalie Portman e due miei miti in due particine: Danny Trejo ed Henry Rollins.

Se non l'avete mai visto... cosa aspettate?

Voto: *****

domenica 21 giugno 2015

Venti anni fa #07: Grip Inc - Power of Inner Strength

Venti anni fa era il 1995, ed io avevo 16 anni. E nonostante gli anni 90 siano stati un decennio di crisi e contraddizioni usciva anche tanta roba bella. Ad esempio...

GRIP INC - POWER OF INNER STRENGTH


Sono ancora in molti, purtroppo, quelli che considerano i Grip Inc il gruppo in cui Dave Lombardo si è divertito dopo l'uscita dagli Slayer. Chissà se hanno concesso più di qualche ascolto distratto ai loro 4 album, ed in particolare a questo, il loro terremotante esordio discografico?

C'è ancora molto degli Slayer in Power of Inner Strength, e la cosa appare: 1-inevitabile, 2- per nulla negativa! Thrash cadenzato che mette la batteria di Dave in primo piano, ma lascia ampio spazio anche agli altri musicisti, Waldemar Sorychta alla chitarra in particolare, che alterna passaggi più tipicamente slayeriani ad altri più tecnici e groove metal (qualsiasi cosa voglia dire). Il cantante, il compianto Gus Chambers, veniva dal punk e qui non aveva ancora abbandonato totalmente alcune abitudini del genere. In alcuni momenti lo si potrebbe accusare di una sguaiatezza non esattamente in linea con la precisione strumentistica degli altri tre coinvolti, ma in fondo anche questo serve a dare all'insieme un'aura di genuinità che finisce per essere un punto di forza. 

Nominiamo tre pezzi: Hostage to Heaven, Guilty of Innocence ed Heretic War Chant, ma è difficile identificare un pezzo debole in tutto l'album. Uno dei migliori nella storia del thrash. E il successivo (del 1999) Solidify è ancora meglio!


Voto: **** 1/2


domenica 14 giugno 2015

Venti anni fa #06: Terra e Libertà

Venti anni fa era il 1995, ed io avevo 16 anni. E nonostante gli anni 90 siano stati un decennio di crisi e contraddizioni usciva anche tanta roba bella. Ad esempio...

TERRA E LIBERTA'


Diceva Bertrand Russell "se non sei socialista a 20 anni non hai cuore", e tralasciamo la seconda parte della citazione... fatto sta che a sedici anni ero esplicitamente schierato a sinistra, probabilmente ancor più di adesso, e un film come Terra e Libertà non poteva che entrarmi nel cuore. Definire Ken Loach un regista militante è un eufemismo, lui è IL regista militante per definizione, e a metà degli anni 90 veniva da una serie di piccoli capolavori: Riff Raff, Piovono Pietre, Ladybird Ladybird. Ma solo con la sua storia della guerra civile spagnola fu dal primo istante colpo di fulmine. 

Un disoccupato, iscritto al Partito Comunista Inglese, decide di andare volontario in Spagna per combattere contro il regime del fascista Franco e rimettere in sella il governo regolarmente eletto. Lì conoscerà compagni provenienti da tutta Europa e vivrà gli orrori di una guerra assurda e le divisioni all'interno del suo stesso fronte, che alla fine porteranno all'inevitabile sconfitta...  Dalle immagini del film traspare evidente tutto l'impegno, il cuore, la militanza appunto del regista, che però non è mai militanza per un partito o per uno schieramento, ma per un ideale. Terra e Libertà, ispirato ad Omaggio alla Catalogna di George Orwell, è un film duro ma anche romantico, politico e personale, efficace come pochi nel comunicare la potenza di un sogno, di un ideale tradito ma al quale è impossibile rinunciare. E quando partono le note dell'Internazionale è inevitabile che ancor oggi una lacrimuccia scenda...

Voto: ****

domenica 7 giugno 2015

Venti anni fà #05: Alanis Morrissette - Jagged Little Pill

Venti anni fa era il 1995, ed io avevo 16 anni. E nonostante gli anni 90 siano stati un decennio di crisi e contraddizioni usciva anche tanta roba bella. Ad esempio...


Una differenza fondamentale tra i dischi di venti anni fa e quelli di oggi? La fruizione. Non ne faccio un discorso di qualità media, ma è innegabile che oggi la maggior parte dei dischi siano considerabili quasi usa e getta, devono colpire al primo ascolto, rimanere in testa e hanno una vita media piuttosto breve. Venti anni fa, invece, i dischi si ascoltavano fino a saperli a memoria.

Quanto ho ascoltato Jagged Little Pill? Tantissimo, come credo chiunque della mia generazione. Passavo ore a leggere i testi cercando di coglierne le minime sfumature, rimanendo quasi scandalizzato scoprendo che You Oughta Know parlava di un ex fidanzato al quale Alanis faceva i pompini dentro il cinema. Bei tempi, ero più ingenuo e più capace di entusiasmarmi, anche se c'è da dire che era facile entusiasmarsi per un disco così, carico di rabbia rock adolescenziale espressa con melodie pop che anche dopo tutto questo tempo non hanno affatto perso di efficacia.

Che disco...


Voto: **** 1/2


domenica 10 maggio 2015

Venti anni fa #04: Timoria - 2020 Speedball

Venti anni fa era il 1995, ed io avevo 16 anni. E nonostante gli anni 90 siano stati un decennio di crisi e contraddizioni usciva anche tanta roba bella. Ad esempio...


Fa un po' tristezza pensare a Francesco Renga oggi, impegnato in canzoncine per ragazzine quando venti anni fa dava vita (insieme ovviamente al mastermind Omar Pedrini) al disco più pesante, in alcuni pezzi quasi esplicitamente heavy metal della rock band più di successo degli anni 90 dopo i Litfiba: i Timoria! 2020 Speedball usciva appunto nel 1995 ed io, affamatissimo di sonorità rock, non potevo lasciarmelo scappare, attratto dai chitarroni della title track e dalla balladona strappamutande Senza Far Rumore. I Timoria venivano dal successone di Viaggio Senza Vento ed avrebbero potuto tranquillamente adagiarsi su quelle sonorità più soft e puntare al bis, ma in quel momento di enorme fermento per il rock italiano provarono a diversificare ancor più la loro già varia proposta, spaziando dall'heavy metal (appunto) al blues, dalle ballad ad esperimenti quasi world music, dall'hard rock a... cos'è Dancing Queen? Dance rock? (auto)Ironia? Insomma, quella cosa lì! 

Ascoltandolo oggi 2020 Speedball appare datato in alcuni pezzi, tipo Mi Manca l'Aria, cantata dal tastierista Enrico Ghedi, che allora mi pareva pesantissima e trascinante, ma ascoltata oggi fa un po' sorridere con il suo pseudo-growl. Ma quello che più colpisce è la varietà di idee. Oggi band osannate dalla critica potrebbero costruirci una discografia intera, Pedrini (che non ha mai suonato così bene) e compagni invece gettarono tutto dentro questi diciassette pezzi, bruciando anche riff e passaggi interessanti in micro-intermezzi sotto i due minuti che quasi infastidiscono. 

2020 Speedball non è esattamente un concept album ma ruota quasi interamente alla realtà di un futuro prossimo dominato dalla droga, nuova realtà virtuale, e dal dominio della televisione dove crescono e si affermano i nuovi guru. Contrapposta a questo c'è la necessaria ricerca del ritorno ai valori veri, l'amicizia, l'amore, la dignità... Un messaggio in qualche modo avanti sui tempi, per un disco che è anche nei testi così spudoratamente anni 90 che non posso non provarne nostalgia. 



domenica 3 maggio 2015

Venti anni fa #03: Toy Story

Venti anni fa era il 1995, ed io avevo 16 anni. E nonostante gli anni 90 siano stati un decennio di crisi e contraddizioni usciva anche tanta roba bella. Ad esempio...


Quando ero piccolo c'era gente che parlava male dei cartoni animati giapponesi dicendo che "erano fatti col computer". Poi uscì Toy Story, il primo vero film d'animazione fatto col computer, e quelle stesse persone rimasero estasiate e ne parlarono come di un progresso tecnologico ed artistico incredibile. Ci capite qualcosa voi? :)

Battute a parte, se avete meno di trent'anni vi sarà difficile comprendere come Toy Story abbia rappresentato una vera e propria rivoluzione per l'animazione ma non solo, per tutto il cinema. Una pellicola del genere era una vera e propria scommessa, e anche i produttori non avevano idea dell'impatto che avrebbe potuto avere sul pubblico. Prima dell'uscita proiezioni ottimistiche prevedevano incassi intorno ai 100 milioni di dollari, e parlavano di 200 milioni come di una soglia massima che si poteva forse solo quasi sognare. Alla fine il film ne ha incassati (senza contare le release successive in 3d) oltre 350, risultato al botteghino più alto dell'anno e ancora oggi nella top 100 dei maggiori di tutti i tempi.

Come venne ottenuto questo risultato? Creando un film che era fatto al computer, aveva come protagonisti dei giocattoli ma nonostante questo era fortemente umano. Un film di sentimenti, come da buona tradizione Disney, ma che più dei film Disney di quel periodo non era rivolto solamente al pubblico tradizionale dell'animazione, ma strizzava gli occhi anche agli adulti, che fino ad allora magari erano stati solo accompagnatori (spesso controvoglia) di figli, nipoti o fratelli minori. Senza Toy Story, probabilmente, non ci sarebbero stati Shrek, Wall-E, Dragon Trainer...

Grande attenzione venne riservata anche al doppiaggio: in originale il cowboy Woody era Tom Hanks... in Italia la sua voce era invece quella di Fabrizio Frizzi. E sapete cosa... incredibilmente la cosa ha funzionato! Non dimentichiamoci poi anche della colonna sonora: il disco vendette tantissimo, e la canzone principale You've Got a Friend in Me ricevette una meritatissima nomination agli oscar. Chi ha vinto quell'anno? La canzone di Pocahontas? E in gara c'era anche Bruce Springsteen??? Maddai...

...sapete quale è la cosa migliore di Toy Story? Che anche a riguardarlo oggi, nonostante gli immensi passi avanti fatti dall'animazione, non è invecchiato affatto. E' un classico, e sarà bello allo stesso modo anche tra cinquant'anni...

Voto: *****

domenica 26 aprile 2015

Venti anni da #02: Skunk Anansie - Paranoid & Sunburnt

Venti anni fa era il 1995, ed io avevo 16 anni. E nonostante gli anni 90 siano stati un decennio di crisi e contraddizioni usciva anche tanta roba bella. Ad esempio...


Il primo disco degli Skunk Anansie fu per me un'epifania. Li vidi a Help, il programma che Red Ronnie (quando ancora non era rincoglionito del tutto) conduceva su Videomusic, e rimasi stupefatto dal mix di potenza, rabbia e dolcezza che emergeva dalle loro canzoni. Come spesso mi succedeva ai quei tempi, non appena possibile mi recai al negozio a comprare il disco...

C'era una grande incazzatura nell'esordio degli Skunk Anansie. Contro la politica, la religione, la società... Ma negli occhi incazzati di quella lesbica mascolina che era (ed è, immagino) Skin c'erano anche dolcezza e speranza, o almeno così mi immaginavo in quei giorni. Il loro rock era decisamente più potente e senza compromessi di quello che sarebbe stato in seguito, quando la band trovò il vero successo, le canzoni erano più grezze ed imperfette, ma inevitabilmente anche più vere e genuine.



Come non innamorarsene?

Voto: *****

domenica 19 aprile 2015

Venti anni fa #01: Faith no More - King for a Day, Fool for a Lifetime

Venti anni fa era il 1995, ed io avevo 16 anni. E nonostante gli anni 90 siano stati un decennio di crisi e contraddizioni usciva anche tanta roba bella. Ad esempio...


Ricordo benissimo il giorno in cui comprai questi disco. Era primavera inoltrata, mi ero innamorato del singolo, Digging the Grave, che passava spesso nei momenti più rock di Videomusic. Un tiro micidiale, un cantante superbo, una sezione ritmica da brividi. Così misi da parte le mie 27000 lire e attesi impaziente il sabato, quando finalmente sarei potuto andare nel negozio di dischi di fiducia. E quando andai a casa e misi il disco nello stereo...

Rimasi spiazzato.

Si, perché King for a Day, Fool for a Lifetime era un disco completamente diverso da quello che avevo ascoltato fino a quel momento (i Queen, i Green Day, i Litfiba...). Sapevo di essere alla ricerca di sonorità diverse, più pesanti, più evolute, più in linea con il mio spirito di sedicenne che avrebbe voluto prendere il mondo a testate se solo ne avesse avuto il coraggio. E invece... e invece mi trovavo di fronte a sparate hardcore intervallate da momenti bossa-nova, soul, jazzy... che era sta roba?

Feci fatica ad ascoltare il disco, e questo in un momento in cui ogni disco veniva religiosamente ascoltato e riascoltato fino a che il cd era consumato e tutti i testi erano impressi nella mia memoria. Ma i FnM... non li capivo, non ancora. Ascoltavo quelle tre-quattro canzoni che adoravo, ma le altre... Cosa significava Caralho Voador? Perché la parentesi quasi gospel di Just a Man?

Quando rimisi il disco nello stereo erano passati alcuni mesi, l'estate era finita e questa brutta copertina bianca rossa e nera mi tornò tra le mani. Ma si, pensai, diamogli un'ultima possibilità. Mi si aprì un mondo...

What if there's no more fun to have?
And all I got is what I've had?
What if I have forgotten how?
Cut my losses and get out now
Get out, right now!

Bastò l'inizio del primo pezzo, Get Out, per immergermi nel mondo pazzo, esibizionista, potente ed un po' paraculo dei Faith no More e del genio Mike Patton, cantante che da allora ho adorato e seguito anche nei suoi progetti più improbabili, consapevole che fossero più che altro delle prese per il culo (chi ha detto Fantomas?) ma... che importava? King for a Day fu l'album che aprì la mia mente al crossover, al metal, al funky, al soul... perché dirsi amanti della musica se poi si ragionava per compartimenti stagni? La discontinuità che mi aveva spiazzato divenne il pregio che cercavo, che mi consentiva di urlare a squarciagola, perdere la voce growlando e di improvvisarmi crooner nel pezzo successivo. Non è un album perfetto, non è neppure il loro miglior album... ma è il mio album. 


Voto: *****
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