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mercoledì 25 febbraio 2015

Volare... oh-oh! Drogarsi... oh-oh-oh-oh! FLIGHT!

Non avevo ancora visto Flight perché... non so perché. Forse perché mi sembrava uno di quei film solidi ma non eccelsi, piuttosto classici ne loro sviluppo che alla fine finiscono per annoiarmi. E forse perché la mia compagna aveva paura dell'aereo, quindi era meglio non toccare questo argomento un po' delicato. Fatto sta che questo film del 2012 di Robert Zemeckis (Zemeckis, mica l'ultimo dei cretini) era rimasto suo mio hard disk per lunghi anni prima che mi decidessi a premere play.

L'inizio mi ha subito conquistato.


Più per la parte destra dello schermo che per quella sinistra, lo confesso. Ma la parte sinistra si è presto ripresa pochi minuti dopo, quando l'aereo pilotato da un Denzel Washington ubriaco e drogato è decollato e... sono seguiti venti minuti tra i più adrenalinici e filmicamente coinvolgenti degli ultimi anni! Le avarie dell'aereo, le azioni del pilota, i piccoli gesti delle assistenti di volo, i movimenti di camera, il sonoro, tutto contribuiva a creare un senso di urgenza ed immersione veramente splendido. Un piccolo capolavoro di cinema. Zemeckis è sempre Zemeckis...


Il film però non si ferma dopo mezz'ora, Flight prosegue su traiettorie più canoniche, i tentativi di riabilitazione di un uomo difficile da giustificare, le beghe processuali, le menzogne, gli azzardi, tutto ottimo per carità, ma è innegabile che il film si sieda, rimanga un po' contratto su se stesso nonostante l'interpretazione di Denzel sia sempre maiuscola, gli altri attori facciano la loro parte e Zemeckis sia sempre Zemeckis. Il film resta bello, non banale, mai consolatorio. Il messaggio è che si può essere allo stesso tempo orribili persone ed eroi, che l'alcolismo è un problema impossibile da affrontare senza una vera consapevolezza, che il riscatto può iniziare anche dalla più inaspettata delle confessioni.

Certo che quei venti minuti...

Voto: *** 1/2


mercoledì 28 gennaio 2015

La prevedibile vita di Timothy Green

Jennifer Garner e Joel Edgerton sono due piccioncini tanto innamorati, ma che non riescono ad avere figli. Così piangono e si disperano e fanno il giochino molto commuovente di decidere il profilo del loro figlio ideale, intelligente, simpatico, con talento per la musica, e in grado di segnare il goal decisivo nella finale! Tanto pregano e si disperano che dal fango del loro orto emerge Timothy, un bambino proprio come lo sognavano, ma con in più le foglie nelle gambe. Ohibò! E loro cosa fanno? Se lo tengono e lo trattano come fosse figlio loro. Ma le foglie, si sa, sono destinate a cadere...


L'Incredibile vita di Timothy Green è un filmettino Disney, e francamente è difficile dirne qualcosa di più o qualcosa di meno. E' un filmetto semplice semplice che cerca di toccare le corde emotive più sensibili dello spettatore e se vogliamo a volte ci riesce anche, soprattutto se siete dei bimbetti o delle attempate signore che accusano i primi sintomi della menopausa. Il regista Peter Hedges resta sempre sul confine tra la commedia familiare ed il baby-fantasy, senza spingere sul pedale ne da una parte ne dall'altra. Il suo film precedente L'Amore secondo Dan era decisamente più riuscito, anche se a volte soffriva degli stessi mali, ma almeno Steve Carell è un attore coi controcoglioni, mentre Edgerton è un pesciolone lesso, e la Garner la preferivo quando faceva la topa in Alias. Il bimbo poi è talmente bellino sorridente e perfetto che non poteva non starmi sui coglioni, persino quando lo trattano male o quando fa le figure di merda. Si salva la bimba, Odeya Rush, che poi tanto bimba non era visto che aveva già 15 anni e accanto al nano malefico si vedeva decisamente. Tralaltro segnatevi il nome per un prossimo futuro, visto che ha compiuto 18 anni e pare sulla rampa di lancio. Ma per quanto riguarda Timothy Green se proprio non siete particolarmente appassionati del genere evitate, via! Ho detto.

Voto: :P

sabato 25 ottobre 2014

Diaz - Non pulire questo sangue


Per semplificare dico di solito che a me il cinema italiano non piace. Ma non è vero, mi piace eccome. Nella top 3 dei miei registi preferiti di tutti i tempi inserisco sicuramente Sergio Leone, ad esempio, ma nel mio pantheon entrano senza dubbio anche Monicelli, Scola, Risi... il vero problema del cinema italiano è che si girano sempre gli stessi film. Commediole stupidine con attori presi dalla televisione, storielline d'amore, film drammatici incapaci di uscire dai nostri confini e di guardare all'esterno. Eppure i talenti non mancherebbero anche oggi... qualcuno (Sorrentino) ha ormai preso la strada del cinema alto che guarda agli Oscar, un altro (Virzì) ha trovato una strada personale alla commedia italiana classica, un altro ancora (Sollima) si è dedicato principalmente alla tv, che gli consente una maggiore libertà espressiva. Eppoi c'è uno come Daniele Vicari, che fin dall'esordio (Velocità Massima, sulle corse d'auto clandestine) ha dimostrato, seppur con qualche passaggio a vuoto, di avere per una volta una formazione cinematografica ed uno sguardo d'insieme che va oltre il cinema italiano, un coraggio nell'attraversare i generi e di piegarli alla propria narrazione che pochi hanno.


Diaz - Non lavare questo sangue è il suo ultimo film di fiction, se di fiction si può parlare. Si tratta ovviamente della narrazione cruda dei fatti del G8 di Genova, tra polemiche, botte, infiltrazioni e veri e propri massacri. Diaz è un film necessario, perché riprende la tradizione italiana del cinema di denuncia di cui oggi c'è ancora bisogno. E' un film potente, che commuove ma soprattutto colpisce allo stomaco. E'... un film horror.


Diaz è montato come un film horror, nei suoi momenti più riusciti è claustrofobico e terribile, pieno di sangue e ossa rotte e volti tumefatti e veri e propri mostri cattivi. Ma ovviamente non è solo un horror. E' un film moralmente elevato, che prende una posizione chiara e non stereotipata, mostra le devastazioni dei black bloc e le torture della polizia. Ma non è un film contro lo stato a priori, è anzi un film a favore dello stato, contro le storture, contro chi ha piegato o ignorato la legge. Ed è anche un bel film, con un ottimo regista ed un cast eterogeneo, senza star, ma di buon livello. Diaz è un viaggio all'inferno apparentemente senza speranza, ma in fondo, a ben vedere, la speranza c'è. Nel vicequestore che non riesce a fermare le mattanze dei suoi colleghi ma che ci dimostra che non tutto è perduto, nei sorrisi pieni di speranza dei ragazzi che parlano tutte le lingue del mondo, nel volto del vecchio militante della CGIL. Sono passati solo 13 anni, è bene ricordare...


Voto: ****

martedì 30 settembre 2014

Among Friends: dai nemici mi guardi iddio...



Oltre ad essere la gran fica che vedete sopra, Danielle Harris, classe 1977, è anche una delle scream queen più apprezzate nel moderno cinema horror, nota soprattutto per le interpretazioni in Halloween 4 e 5 (quando era piccolina) e nei due remake di Rob Zombie. Ma evidentemente tante piccole parti al cinema ed in tv non le bastavano più, così ha deciso di fare il salto dietro la macchina da presa... Il suo primo lavoro è stato un episodio del film Prank, del 2008, per il quale ha ricevuto discrete recensioni, e nel 2012 è tornata a dirigere questo Among Friends, che mi sono visto con appena due anni di ritardo!


Among Friends è un horror a bassissimo budget, e si nota, soprattutto per la scelta della location. Praticamente tutto il film si svolge nella stessa stanza, quasi come una piece teatrale... un gruppo di amici 20/30enni viene invitato dalla padrona di casa Bernadette (Alyssa Lobit, anche sceneggiatrice) per un murder party a tema anni 80. Ci sono tre ragazzette con varie gradazioni di zoccolaggine e tre uomini, tanto alcool, un po' di droga, la Harris è brava a creare quell'atmosfera di divertimento forzato che spesso si respira durante feste del genere. Il gruppo si divide per cercare indizi, ed il mistero sembra ruotare intorno alla misteriosa assenza di un'altra loro amica... quando il gruppo si siede a tavola, lentamente ognuno scopre di non riuscire a muoversi, a causa di una droga somministrata loro dalla padrona di casa. Che sembra ben decisa a torturarli e svelare ad ognuno i segreti più nascosti degli altri, per dimostrare quanto l'amicizia che li lega sia solo una finzione...

La Harris ha frequentato tantissimi set di film horror, e sa come gestire i tempi e gli spazi. Il suo tentativo di mettere in piedi un piccolo film ad alta tensione, con una discreta dose di effettacci e a suo modo femminista, ma con qualche sorpresa, è sostanzialmente riuscito. Gli attori, pur senza essere dei mostri, sono bravini e convincenti, con la parziale eccezione proprio della Lobit che mi pare un po' legnosa... nota di merito per AJ Bowen e Kamala Jones. L'unico difetto sostanzialle della pellicola è lo script un po' leggerino... ok, la padrona di casa è una psicopatica, ma alcune delle sue motivazioni sono francamente fin troppo veniali... si poteva trovare qualcosa di meglio, come anche per quanto riguarda i dialoghi, non troppo incisivi. Ma Among Friends vuole essere un film-popcorn, rapido, non troppo lungo, da guardare con gli amici anche distrattamente. Niente di male, obiettivo centrato soprattutto al ritmo incalzante ed alla buona ottimizzazione del budget. 

La Harris e la Lobit ce la mettono tutta per rendere i colpi di scena non banali. Non ci riescono fino in fondo, ad un certo momento nel film è ovvio dove si andrà a parare con il finale, ma lo sforzo è apprezzabile. Non tutti i film vogliono essere Quarto Potere. Consigliato a tutti gli appassionati.

Voto: ** 1/2

sabato 13 settembre 2014

La fogna del sabato #4: Dracula 3D

Vi ricordate quando Dario Argento era un maestro riconosciuto in tutto il mondo e faceva grandi film? No? Neppure io.

DRACULA 3D


Ricordo quando ho sentito per la prima volta la notizia che Dario Argento avrebbe girato il "primo film horror italiano in 3D", una fedele rilettura del Dracula di Bram Stoker, violenta, oscura ed inquietante. La mia reazione è stata OH NO!!! Perché? Beh, forse perché l'ultimo buon film di Dario Argento è Opera (1987), e gli ultimi sono a dir poco imbarazzanti. Non fatemi ripensare a Giallo o La Terza Madre, per carità! C'è da dire comunque che il regista sa ancora mettere in moto una macchina produttiva notevole: il budget per Dracuna 3D ammontava a ben 7 milioni di euro, di cui 300000€ pubblici dalla Regione Lazio! Wow! La domanda è... ma come cazzo li ha spesi?

No, non li hanno spesi dal dentista

La prima cosa che salta all'occhio in Dracula 3D solo le location. Penose. Il tecnico delle luci, chiaramente drogato (primo indizio su dove sia finito il budget) illumina dei set finti ed in gran parte ricostruiti con una computer grafica da Amiga 500 cercando di ricreare l'ambiente dei classici della Hammer, ma alla fine quello che si vede sono parti in ombra completa ed altre con luce sparata.


Un minimo di sforzo in più è stato dedicato al casting, dove spiccato Rutger Hauer, costretto a tutto pur di pagare il suo spacciatore, Asia Argento, che vabbè lo fa perché è figlia, e Thomas Kretschmann, già noto per avere interpretato Papa Giovanni Paolo II e ora nella parte di Dracula. Il peggior Dracula della storia, direi. Almeno avesse interpretato Ratzinger avremmo avuto un minimo di continuità!

La bella (e altrove anche brava!) Marta Gastini è Mina Harker, mentre il resto del cast è sostanzialmente composto da puttanelle senza nome che fanno vedere le tette (secondo indizio su dove sia finito il budget).


Certo, potremmo dire a discolpa degli attori che neppure Al Pacino o Meryl Streep sarebbero riusciti a tirare fuori qualcosa di decenti dai dialoghi. Per scrivere la sceneggiatura insieme a Dario Argento ci si sono messi in tre. IN QUATTRO per tirare fuori "è meglio non avventurarsi nei boschi dopo il tramonto".


Riguardo agli effetti speciali, la cosa migliore che si può dire è che sarebbero stati comunque apprezzati in un videogioco del 1997/98. Poi ho smesso di seguire l'ambiente videoludico, ma immagino che la grafica sia nel frattempo migliorata. Le trasformazioni e gli attacchi sono quantomeno imbarazzanti, così come il 3d...

Sulla trama poco da dire, c'è Dracula, c'è Mina Harker, c'è Van Helsing, cosa pensate che succeda? Argento tira fuori qualche caratteristica dei vampiri un po' dimenticata e condisce il tutto con tanto, tanto sangue. E qualche risata la strappa (tipo quando Dracula diventa una mantide religiosa gigante), ma non sono sicuro che fosse questa la sua intenzione.

MIODDIO VIENE VERSO DI ME!!!

MUORO!!!!!

Visto il prodotto finito, i distributori sono scappati a gambe levate. Il film è uscito in pochissime sale solo in Italia, Spagna ed Argentina, per un incasso complessivo di 500000€ circa. A fronte di un budget, lo ricordiamo, di 7 milioni. Bravo Dario, bravo.

Ma andiamo ad analizzare i possibili motivi d'interesse del film!

TETTE: 8/10

Belle piene e ben presenti nella trama! Bravo Dario!

MOSTRI: 7/10

L'armamentario classico dei film di vampiri, con il gradito bonus della mantide gigante!

AMMAZZAMENTI: 8/10

Non muoiono poi tantissime persone, ma di sangue se ne vede a bizzeffe!


SQUALLORE: 9/10

Dario Argento ha spodestato Celentano come re degli ignoranti.

GLOBALE: 1/10 VOTO TRASH 8/10

Il vero mistero è come ancora nel 2012 avessero il coraggio di permettere a Dario Argento di sedersi dietro la macchina da presa. Speriamo che nel 2014 abbiano imparato la lezione! E se qualcuno vi chiederà "vi va di guardare Dracula 3D?" Voi rispondete così




domenica 31 agosto 2014

100 acri pieni di sangue

Non è facile mettere in piedi una bella commedia horror. Per riuscirci ci vuole intelligenza sufficiente a non scadere nell'umorismo più triviale, talento sufficiente per non rendere il tutto troppo amatoriale e una sana passione per il genere horror. Perché una "commedia horror" deve avere anche una componente horror, e non limitarsi semplicemente a quattro risate coi mostri. Negli ultimi anni il primato di miglior esponente della categoria spetta sicuramente a Shaun of the Dead, taccio dell'orribile titolo italiano, un vero film horror con gli zombie che incidentalmente fa anche crepare dalle risate. Ma secondo molte recensioni una nuova pellicola proveniente dall'Australia avrebbe le carte il regola per essere assunto a nuovo termine di paragone...


100 BLOODY ACRES

Gli australiani hanno una ottima dimestichezza con l'orrore. Wolf Creek, uno dei migliori horror di nuova generazione, viene proprio da Down Under. 100 Bloody Acres, scritto e diretto dagli esordienti fratelli Cairnes, ha un 84% di recensioni positive su rottentomatoes ed è stato definito dall'autorevolissimo rogerebert.com "the best low-budget horror comedy since Shaun of the Dead", così mi sono messo a caccia e me lo sono procurato. 


Lo spunto può ricordare in parte proprio Wolf Creek, se non altro perché si tratta sempre di giovinastri di città spersi nell'outback. Qui l'onore della parte delle vittime/protagonisti spetta a tre ragazzotti allegrotti tra i quali spicca la bella Sophie (Anna McGahan). Con lei l'innamoratissimo fidanzato pronto a sposarla James (Oliver Ackland) e l'amico Wes (Jamie Kristian). La situazione è ingarbugliata già dal principio in quanto Sophie non ha alcuna intenzione di sposare James, ed anzi lo sta tradendo proprio con Wes. Vorrebbe dirglielo ma... si sa come vanno certe cose. Per rendere il tutto ancora più divertente la loro auto si guasta ed i tre incontrano Reg Morgan, coproprietario con il fratello di una azienda di fertilizzanti organici. L'avevamo già visto nel prologo trovare in un auto incidentata il guidatore morto al volante... Reg l'aveva tolto dall'abitacolo e caricato nel suo camion. Proprio dove ha fatto salire anche Wes e James, mentre Sophie era davanti con lui. Scopriremo che i fratelli Morgan hanno sviluppato una propria apprezzatissima formula per fertilizzanti organici che prevede l'utilizzo anche di cadaveri umani...


100 Bloody Acres parte da una premessa piuttosto semplice, ma riesce ad essere piuttosto sorprendente nello svolgimento della trama e nel modo in cui racconta i personaggi. E' facile, soprattutto nell'horror, assegnare parti semplici, personaggi monotematici e senza una vera profondità, i fratelli Cairnes invece hanno creato personaggi a loro modo assurdi ma reali, ognuno con un background ben scritto e non banale. All'inizio è facile vedere in loro gli stereotipi del bravo ragazzo, della puttanella, del bello ma stronzo, del campagnolo tonto e così via, ma ognuno nasconde dietro la facciata qualcosa in più. Questo servirà nel prosieguo sia a sviluppare le scene drammatiche ma anche improvvisi lampi di commedia spesso di grana grossa ma mai stupida. Il film non è per stomaci sensibili, e sebbene non calchi troppo la mano in questo senso non lesina sangue, budella e scene gore. 


I punti di forza, comunque, stanno nella regia e nella direzione degli attori. Il cast è di ottimo livello, con un applauso particolare e Damon Herriman, che fa Reg Morgan. La sua prova è eccelsa e da studiare nei dettagli, ad esempio durante il dialogo iniziale con Sophie accanto a lei nel camion, oppure nel tesissimo rapporto che lo lega al suo spaventoso fratello Lindsay (Angus Sampson). La regia dei fratelli Cairnes è invece da elogiare per come ha saputo sfruttare l'esiguo budget (praticamente il film è girato in due location) e per la fantasia nelle riprese, assolutamente di livello superiore.


100 Bloody Acres è ben girato, divertente, schifoso quanto basta e a volte spaventoso. Non è da promuovere al 100% in quanto non sempre l'umorismo centra appieno il bersaglio, ma rappresenta un raro caso di commedia horror zero budget riuscita in ogni sua componente. E per tutti i membri del cast, attori e registi, è da ipotizzare un futuro luminoso per il talento che hanno saputo mostrare. Bravi!

Voto: *** 1/2

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